Moda sostenibile: fashion pact

Moda sostenibile. In questo periodo si parla sempre più spesso di moda sostenibile, ecosostenibile e di moda etica. Andiamo a scoprire di cosa si tratta e quali azioni concrete stanno rivoluzionando l’industria della moda, primo fra tutti il Fashion Pact.

Moda sostenibile: fashion pact

Tra i temi caldi del nostro secolo ci sono senza dubbio quelli che riguardano una moda più sostenibile ed etica. Si tratta di incentivare la produzione di abiti a basso impatto. Ma anche prestare maggiore attenzione alla loro commercializzazione, retribuire con il giusto compenso gli addetti alle vendite ed infine occuparsi del nostro acquisto. proprio quest’ultimo deve seguire la scia della sostenibilità.

Grazie anche al contributo di Greenpeace, molti marchi e stabilimenti produttivi hanno deciso di aderire a questa rivoluzione eco-friendly.

Stiamo parlando di brand come: Benetton, Zara, H&M, Mango, Valentino e il distretto tessile di Prato.

H&M collezione sostenibile 2020

In Italia questa realtà sostenibile è molto diffusa grazie a campagne di sensibilizzazione dei consumatori. Molte aziende infatti investono in una continua ricerca di tessuti naturali, riducono le emissioni di CO2 e l’impiego di acqua durante il processo di produzione, ricorrono all’uso di un’energia pulita e verificano direttamente la buona condotta dei fornitori.

Fashion Pact

Al livello internazionale nel 2019 i leader del settore hanno fatto un passo importante verso questo cambiamento. Infatti è stato stipulato il Fashion Pact, accordo che riunisce i ceo delle aziende globali del settore della moda e del tessile. Questi si impegnano al raggiungimento di obiettivi condivisi e focalizzati su tre aree principali: arrestare il riscaldamento globale, ripristinare la biodiversità e proteggere gli oceani.

Aziende partecipanti

La coalizione, fortemente incoraggiata dal presidente francese Emmanuel Macron, è stata radunata da François-Henri Pinault, presidente e CEO di Kering. Il Fashion Pact è stato poi presentato ai capi di stato in occasione del vertice del G7 a Biarritz. Inizialmente 32 aziende hanno firmato l’accordo,  le quali sono poi raddoppiate nel 2020, per un totale di circa 60, che rappresentano i 250 brand, quasi 1\3 dell’industria della moda.

Obiettivi concreti

Il progetto è solo agli inizi, ma è organizzato come una coalizione guidata  da un comitato direttivo di 14 membri a rotazione, supportato da un comitato operativo di 23 membri e da una task force di segreteria.

Nel Fashion Pact sono stati fissati i sette pilastri per raggiungere degli obiettivi concreti, attraverso il supporto di alcuni dei massimi esperti nel campo della ricerca, della scienza e della conservazione.

Per quanto riguarda il clima, le aziende si sono impegnate a favore dei “SBT”, cioè gli obiettivi basati sulla scienza. Il fine è raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2050. Il primo passo consiste nel mettere in pratica i principi della carta delle Nazioni Unite per la sostenibilità della moda. Il secondo ottenere un approvvigionamento di materie prime a basso impatto ambientale entro il  2025.  Infine il terzo riguarda il raggiungimento della metà delle energie rinnovabili entro il 2025 e il 100% entro il 2030.

Ad oggi gran parte delle aziende si è già mobilitata e da tempo sta compiendo scelte in linea con l’ambiente e con la sua salvaguardia, tra cui la riduzione delle emissioni di gas serra in primis.

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